Sapete già la mia opinione sul proliferare, secondo me eccessivo, dei controlli prenatali. Giungono ora a fagiolo nuove linee guida sugli esami prenatali invasivi come amniocentesi e villocentesi.
Ripeto qui quello che ho sempre sostenuto e cioè che secondo me ogni donna è libera di scegliere quali controlli eseguire.
È una scelta totalmente soggettiva e personale che deve fare stare tranquilla la futura mamma. Ciò premesso, sono però granitica nell’affermare che tale scelta soggettiva e personale DEVE ASSOLUTAMENTE basarsi su informazioni precise. E, purtroppo, spesso non è così. Ricorderete la tragedia di mia cognata e di un’altra amica.
La mia ginecologa, nonostante avessi già 38 anni alla prima gravidanza, mi ha sempre detto: visto che non c’era famigliarità di nessun tipo, vediamo prima gli esiti degli esami non invasivi (bi-tri-test e translucenza nucale) e poi semmai decidiamo. I risultati mi ponevano nella fascia di rischio più bassa e quindi non ho fatto alcun approfondimento. Anche perché tali esami avrebbero identificato solo la sindrome di Down. Non so, sentivo di fare così, sentivo che era troppo importante questa gravidanza e questo bambino per rischiare anche quel piccolo 2%.
Adesso però ad accompagnarsi alla coscienza, all’informazione e al buon senso arriva anche la legge.
Una nuova proposta di legge infatti afferma, cito dall’ANSA: “No ad amniocentesi e villocentesi a tappeto, ma fatte in modo mirato secondo particolari criteri precisi. Le nuove linee guida sulla gravidanza fisiologica, redatte da un gruppo multidisciplinare di professionisti coordinati dall’Iss e dal Centro per la valutazione dell’efficacia dell’assistenza sanitaria (Ceveas), fissano infatti dei paletti precisi, offrendo l’amniocentesi e la villocentesi alle donne di tutte le eta’ ma se positive al test combinato di screening per la sindrome di Down”.
Io sono d’accordo, e voi?