Quando si cerca un figlio e, dopo 6 mesi – un anno la gravidanza non arriva è opportuno, tenendo conto dell’età della partner femminile, consultare degli specialisti in modo da inquadrare la situazione dal punto di vista diagnostico.
Lato femminile, sono diverse le evenienze che possono presentarsi. Tra queste rientra la PCOS, o sindrome dell’ovaio policistico. Problematica endocrina più frequente nella popolazione di sesso femminile in età fertile, è particolarmente degna di attenzione. Quando la si chiama in causa, infatti, si parla di “sindrome polisintomatica”.
Vediamo, nelle prossime righe, quali sono i sintomi, quali le cause e in che modo questa condizione impatta sulla fertilità della donna.
Riconoscere i sintomi della PCOS
Si parla di PCOS, condizione che, dal punto di vista medico, è caratterizzata da una forte complessità e da alterazioni riproduttive che coinvolgono l’aumento degli ormoni sessuali maschili, nel momento in cui si ha a che fare con sintomi come i seguenti:
- Irsutismo a livello di viso e di corpo.
- Alopecia androgenetica.
- Alopecia, ciclo mestruale che si presenta con cadenza irregolare, flusso mestruale scarso o particolarmente abbondante.
Nelle prossime righe, vediamo quali sono le possibili cause (il dibattito in merito è ancora aperto in seno alla comunità scientifica).
Cosa sapere sulle cause
La scienza, ad oggi, è ancora interessata da un fervido dibattito in merito alle cause della PCOS. Tra i fattori causali da prendere in considerazione è possibile chiamare in causa alterazioni primitive a carico della fisiologica steroidogenesi ovarica, ossia la naturale produzione degli steroidi sessuali.
Un altro interessante punto di vista riguarda le varianti genetiche. Secondo una delle teorie scientifiche più accreditate in merito alla condizioni oggetto di questo articolo, ce ne sarebbero almeno 19 in grado di aumentare il rischio di avere a che fare con la PCOS.
Per amor di precisione, è il caso di rammentare che le suddette varianti sono state individuate pure negli uomini. Nei pazienti in questione sono stati riscontrati sintomi metabolici affini a quelli delle donne con diagnosi di PCOS.
Impatto sulla fertilità
La sindrome dell’ovaio policistico può impattare fortemente sulla fertilità della donna. Tra gli aspetti clinici più spesso compromessi è possibile chiamare in causa innanzitutto la regolarità nel rilascio dell’ovulo, che può rendere a dir poco ostico il percorso di ricerca di una gravidanza naturale.
Numeri alla mano, il 30% delle coppie che si rivolgono ai centri di procreazione assistita hanno una diagnosi di infertilità anovulatoria.
Come porre rimedio
Come intervenire per porre rimedio davanti a sintomi come quelli sopra menzionati? Prima di tutto, è il caso di rivolgersi a uno specialista (per trovarne rapidamente uno vicino a dove abiti o a dove lavori, dai un’occhiata su Elty.it dove è possibile prenotare una visita ginecologica online in tutta Italia).
Il ginecologo, oltre a effettuare indagini come l’ecografia e a prescrivere farmaci come la pillola anticoncezionale, può consigliare alla paziente di intervenire su aspetti legati allo stile di vita. Tra questi rientra la perdita di peso e l’aumento dell’intensità dell’attività fisica.
In molti quadri di PCOS, infatti, si ha a che fare con sintomi correlati come l’insulino-resistenza, una condizione molto diffusa tra i soggetti obesi e in sovrappeso.
Per contrastare la PCOS, si può fare riferimento anche a una dietoterapia specifica. Premettendo l’importanza di personalizzare nel dettaglio ogni piano, rammentiamo l’esistenza di alcune raccomandazioni generali, come per esempio il fatto di assumere carboidrati complessi a lento assorbimento (da questi nutrienti, deve derivare il 50% dell’apporto calorico quotidiano).
Le proteine, invece, costituiscono il 20% dell’apporto energetico e devono essere equamente divise tra fonti di origine animale – tra queste, la carne rossa dovrebbe essere ridotta al minimo e assunta massimo una volta a settimana – e fonti vegetali.
Nel caso dei grassi, ricordiamo l’importanza di prediligere quelli monoinsaturi, che possiamo trovare nell’olio extra vergine di oliva, e i polinsaturi, tra le cui fonti spicca il pesce azzurro.